Un grande amore

“Sono passati sessant’anni ma il mio esordio nella regia non smette di essere un ricordo amaro. Il pubblico in sala accolse la pellicola con applausi calorosi e convinti, ma il giorno dopo venne massacrata dalla critica. Nonostante la solidarietà di tanti amici, quelle critiche ingiuste e feroci mi ferirono in profondità e stavo meditando di lasciare per sempre quel lavoro e quel mondo. Avevo trentuno anni ed era tutto chiaro: il cinema non faceva per me. Ma a un passo dalla decisione di tornare a casa con le ossa rotte, il colpo di scena. Leo Pescarolo, il produttore cinematografico, vuole incontrarmi nel suo ufficio per discutere una proposta di lavoro. Sono davanti alla porta dello studio di Pescarolo. Dalla stanza accanto si sente una voce maschile: ‘Avanti, si accomodi’. Ma l’immagine che ho davanti agli occhi mi impietrisce. Una creatura splendida, il portamento elegante, lo sguardo intenso. Una giovane donna che sorride. Sorride a me. Avanzo incerto, senza riuscire a staccare gli occhi da quella meraviglia. Il produttore si accorge che continuo a guardare quella deliziosa visione. ‘Si sieda e guardi me’, mi ordina mentre lancia uno sguardo severo a lei, che si sta avvicinando lentamente alla scrivania. Poi, finalmente, cambia tono: ‘Vorrei offrirle un lavoro per la Rai e un gruppo americano’. Dimenticare quel giorno che mi avrebbe cambiato la vita è impossibile. Una proposta di lavoro e un colpo al cuore.” Giuliano Montaldo racconta per la prima volta il film della sua vita. Oltre settant’anni di carriera, davanti e dietro la macchina da presa, raccolti dal filo rosso che lo lega alla moglie Vera, in una grande storia di amore e di cinema.




Giuliano Montaldo

Giuliano Montaldo, attore e regista, inizia la sua attività nel 1951 con il film d’esordio di Carlo Lizzani, Achtung! Banditi!. Partecipa al film ricoprendo un ruolo di secondo piano e si occupa anche dell’organizzazione. Negli anni successivi continua la sua carriera d’attore recitando ancora per Lizzani, ma anche per Luciano Emmer e Valerio Zurlini. Alla fine degli anni cinquanta è l’aiuto regista di Gillo Pontecorvo in La grande strada azzurra (1957), di Lizzani in Esterina (1959) e collabora con Elio Petri per L’assassino, che esce nel 1961. Tra il 1958 e il 1959 esordisce alla regia con alcuni cortometraggi e nel 1961 realizza il suo primo lungometraggio, Tiro al piccione, che affronta un difficile momento storico attraverso l’ottica di un ragazzo che aderisce alla Repubblica di Salò. Nel 1964 Una bella grinta vince il Premio Speciale della giuria al Festival di Berlino e nel 1966 è il regista della seconda unità nel pluripremiato La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo. Nel 1971 il suo Sacco e Vanzetti ottiene un grande successo al Festival di Cannes. Nel 1982 firma lo sceneggiato per la televisione Marco Polo, girato in Cina, che riceve numerosi riconoscimenti e viene trasmesso in 46 paesi nel mondo. Ha inoltre diretto Gli occhiali d’oro (1987), Tempo di uccidere (1989), I demoni di San Pietroburgo (2008) e L’industriale (2011). Regista e appassionato di opera lirica, nel 1998 firma il celebre allestimento della Tosca allo stadio Olimpico di Roma. Nel 2018 riceve il David di Donatello come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni. Già direttore di importanti rassegne e premi cinematografici, è stato presidente di Rai Cinema dal 1999 al 2003. È sposato con Vera Pescarolo, sorella del produttore Leo.