Prigioniero degli altipiani

A più di un anno dalla fine della seconda guerra mondiale, Umberto torna in Italia. Nel 1935 era partito volontario come guardia forestale, convinto di realizzare il sogno di un Impero fascista. Aveva lasciato l’altopiano di Asiago, il suo, per raggiungerne un altro, quello eritreo. Allo scoppio della guerra “vera”, contro l’Inghilterra, Umberto viene fatto prigioniero. Per dodici anni resta all’oscuro di quanto succede in Europa, non sa nulla di un’Italia che cambia idee e volto, mentre la sua fiducia nel regime vacilla fino a crollare davanti alle ingiustizie, alla corruzione, al desiderio di tornare a casa da Maria, il suo amore lontano. E ora che racconta questa storia a suo figlio, il passato ritorna: Umberto ricorda il senso di impotenza e le ingiustizie subite, rivive l’esaltazione della fuga e la bellezza di quelle terre, torna a chiedersi perché gli inglesi ci abbiano messo tanto a liberarli, mentre su tutto spicca l’amore di Maria, che lo ha salvato.
Un romanzo appassionato e commovente sulla sorte degli ultimi prigionieri, di tutti gli esclusi, che parla di nostalgia per il proprio paese e del senso di estraneità di cui sono vittime gli esuli.

Roberto Franchini

Roberto Franchini, giornalista, è attivo da trent’anni nel campo dell’informazione e della comunicazione. È stato direttore dell’Agenzia di informazione e comunicazione della Regione Emilia-Romagna e presidente della Fondazione San Carlo dal 1998. Tra i suoi libri ricordiamo: Gli occhi sulla città, L’ombra della torre. Guida letteraria ai luoghi comuni della città di Modena, Una città in bianco e nero (1991), Premesso che non sono razzista (con la prefazione di Laura Balbo e Luigi Manconi), Supermarket Paradiso (1995), Le pecore rosse, Il secolo dell’orso (2013) e Cento anni di Jazz a Modena (2016).