I manoscritti dei morti viventi

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Accanto alla maggioranza silenziosa dei defunti quieti esistono gli Spettri, timidi, complicati, immateriali, e gli Zombi cannibali, mossi da feroci intenzioni di rivalsa; a queste due specie appartengono gli scrittori morti che non si danno pace e tornano con l’intenzione di promuovere la pubblicazione postuma dei loro manoscritti ignorati o rifiutati. Una giovane, fragile donna, responsabile per la narrativa italiana in una grande casa editrice, diventa la vittima delle loro attenzioni. È il punto di partenza di una storia ricca di allucinazioni e stranezze. Il mito del libro impossibile, somma di tutti gli altri e autobiografia dell’umanità in cui ognuno può riconoscersi, è il vero fantasma e il cuore di I manoscritti dei morti viventi.
Giovanni Mariotti ha conferito alla sua invenzione il carattere di un racconto “di genere”, tra fantaeditoria e momenti di puro horror. Infettata dalla letteratura, che agisce come virus o droga, la protagonista va incontro a quella che, su un piano sociale, equivale alla perdizione e alla rovina ma, su un piano più generale, è una delle tante vie di fuga dalla vasta e asfissiante costruzione ideologica che chiamano “realtà”.




Giovanni Mariotti

Nato in Versilia nel 1936, Giovanni Mariotti si è formato alla Scuola Elementare Rurale di Pedona di Camaiore, all’Istituto Artigianelli di via dell’Angelo Custode a Lucca e, sino a tredici anni, nel Seminario Arcivescovile dei Tre Cancelli in Vallebuia; trascorre gli anni della decrepitezza in una stanza di Milano da cui esce di tanto in tanto per avventurarsi nel giro dell’isolato. Ha collaborato a “L’Espresso”, “la Repubblica”, il “Corriere della Sera” e collabora al settimanale d’Ivrea “Il risveglio popolare”. Tra le sue opere si ricordano Storia di Matilde (giudicato da Pietro Citati “il più bel romanzo italiano del tardo Novecento”), Piccoli addii, La carpa del sogno e La gatta, Borges e il foxterrier.