La passione e la polvere. Storia dell’archeologia italiana da Pompei ai giorni nostri

Introduzione di Vittorio Sgarbi.

Avventurosa e carica di mistero: da sempre, è così che immaginiamo l’archeologia. Spesso legata a paesi lontani, esotici e favolosi, o a scoperte di tesori e reperti straordinari come le tombe etrusche, gli affreschi di Pompei, le sculture classiche. Non è più così da molto tempo, da quando nell’Ottocento l’archeologia ha iniziato a distinguersi dalla storia dell’arte antica ed è diventata una scienza intimamente connessa alla storia dell’uomo, contribuendo, insieme alle fonti scritte, a scoprire e raccontare la vita nelle diverse civiltà. Da allora si sono moltiplicati gli scavi, condotti con metodi rigorosi, specie nelle città che conservano sotto l’aspetto attuale le tracce delle epoche e delle culture precedenti. In Italia la professione di archeologo è nata formalmente negli anni ottanta del Novecento e richiama giovani spinti da una grande passione, che lavorano duramente, a fianco delle soprintendenze, il più delle volte lontani dalla ribalta. Perché non esistono solo Pompei e il Colosseo: il patrimonio archeologico è diffuso e la battaglia per salvaguardarlo non è ancora perduta.
Arricchito da un inserto di immagini che ripercorrono momenti e figure decisive e illustrano le tecniche dell’archeologia, La passione e la polvere racconta un mondo tanto affascinante quanto ancora poco conosciuto, nelle parole di un testimone diretto.

“ La ricostruzione di Luigi Malnati è molto precisa: l’archeologia è una trincea in una guerra difficile.”
Dall’Introduzione di Vittorio Sgarbi




Luigi Malnati

Nato a Bergamo nel 1953, Luigi Malnati si è specializzato in archeologia all’Università di Milano. A 27 anni vince il concorso da ispettore archeologo presso il ministero dei beni culturali, dove ha lavorato per quasi quarant’anni. A 39 anni diventa soprintendente archeologo, incaricato prima della soprintendenza delle Marche, poi di quella del Veneto, dell’Emilia-Romagna e della Lombardia. Dal 2010 al 2014 ricopre l’alto grado di direttore generale alle antichità, emanando la prima circolare che regolamenta le procedure di archeologia preventiva in Italia. Ha al suo attivo più di 150 pubblicazioni scientifiche, tra le quali, con Valerio Massimo Manfredi, il manuale Gli Etruschi in val Padana (1991 e 2002), prevalentemente dedicate all’archeologia italica e a quella urbana, ma anche alle problematiche relative alle normative per la tutela. Ha organizzato decine di esposizioni archeologiche in Emilia-Romagna e in Veneto, nonché la grande esposizione di Brescia del 2015 sulla romanizzazione dell’Italia settentrionale.