Il cervello di Carné. Letterario 1941-1943

A cura di Simone Dotto e Andrea Mariani.
Prefazione di Paolo Mereghetti.
Postfazione di Cristina Bragaglia.

Queste continue parentesi, e questa prosa saltellante ed equivoca, vi possono dare un’idea della varietà, della vastità e della prepotenza che assume in me la espressione dei pensieri quando molte cose ed esperienze son, nel cervello, costruite. In fondo, è solo su questi dubbi, incertezze, decisioni e lampi che si può basare una vera vita dell’uomo.
Ugo Casiraghi a Glauco Viazzi e ai genitori
Bari, 27 giugno 1941

Il cervello di Carné rende omaggio a una cultura del cinema che prende forma negli anni più duri della Seconda guerra mondiale. Le lettere qui raccolte provengono dall’archivio personale di Ugo Casiraghi – futuro critico cinematografico de l’Unità – ed erano destinate all’amico Glauco Viazzi, riconosciuto critico letterario nel dopoguerra.
Siamo negli anni del conflitto e i due giovani sono letteralmente tenuti in vita dalla passione per il cinema, tra esami da sostenere, vicende personali e la guerra, in casa e al fronte.
Il “cervello” del titolo è un omaggio alla cultura e al cinema francese, strenuamente cercato nelle sale cinematografiche fatiscenti di una Milano sventrata dai bombardamenti. Una cultura e un cinema presenti ossessivamente nelle lettere, anche oltre i dettami ideologici e le censure di guerra. Il cervello di Carné è anche la metafora della macchina razionale che costruisce il pensiero critico, la partitura letteraria e il senso delle parole nelle lettere che leggerete. Tra le righe si snoda un pensiero ricco, complesso, talvolta involuto, come quello di intelligenze e culture nella stagione più fertile. È la vivacità impetuosa e scomposta che precede la primavera, nell’ultimo scorcio di un lungo e rigido inverno. Sono gli ultimi anni del Fascismo.
Queste lettere portano alla luce la dimensione intima di due intellettuali da giovani, un “dietro le quinte” che spesso svela i meccanismi della critica cinematografica, la costruzione collettiva di articoli e riflessioni sul cinema che sono già le prime luci del Neorealismo.





Glauco Viazzi

Glauco Viazzi (Krasnodar 1920 – Sanremo 1980), all’anagrafe Jusik Hovrep Achrafian di origini armene, giunge in Italia con la famiglia e studia al collegio armeno di Venezia. Stabilitosi a Milano negli anni della guerra si sposterà successivamente a Roma e Genova, per poi stabilirsi definitivamente a Roma. Acquisita la cittadinanza italiana, sceglie il nome di Glauco Viazzi dal filosofo Pio Viazzi, di cui è ammiratore, e dal titolo (Glauco) di un dramma del 1919 di Ercole Luigi Morselli. Studia ingegneria chimica al Politecnico di Milano e inizia a collaborare come critico cinematografico alle riviste Il Fascio, Libro e Moschetto, Cinema, Sequenze, Bianco e Nero. Nel dopoguerra dà vita con Ugo Casiraghi alla collana Il Poligono, per la quale cura due volumi Entr’acte (Milano, Poligono, 1945) e René Clair (Milano, Poligono, 1946). Lasciata la critica cinematografica, si occuperà di letteratura armena ed è tra i primi a interessarsi di futurismo e avanguardie coeve, pubblicando Poeti simbolisti francesi (1976), I poeti del Futurismo: 1909-1944 (1978), Dal simbolismo al déco: antologia poetica cronologicamente disposta (1981). Collaborò alle riviste Il Ponte, Belfagor, Il Verri e alla casa editrice Editori Riuniti.

Ugo Casiraghi

Ugo Casiraghi (Milano, 1921 – Gorizia, 2006) all’età di soli 18 anni pubblica il suo primo articolo di cinema per la rivista Bianco e Nero del Centro Sperimentale di Cinematografia. Pur con le difficoltà legate alla guerra, negli anni 1940-1943 pubblica ancora per la stessa rivista e per i periodici Cinema, Il Popolo di Lombardia e Pattuglia. Dopo l’8 settembre 1943 è fatto prigioniero dai tedeschi e condotto in un campo di concentramento in Germania. Tornato in Italia nel 1945 scopre che nel frattempo è stato pubblicato un libro con un una raccolta di suoi saggi, curato dall’amico Glauco Viazzi (Umanità di Stroheim ed altri saggi, 1945). Si laurea a Milano con una tesi in estetica del cinema con il filosofo Antonio Banfi. Nel dopoguerra si iscrive al Partito comunista italiano e dal 1947 al 1977 è critico cinematografico del quotidiano l’Unità e del periodico del PCI Il Calendario del Popolo. Fra le sue pubblicazioni: Cinema cecoslovacco ieri e oggi (1951), Il cinema cinese, questo sconosciuto (1951), Cinema cubano (1967), Il giovane cinema ungherese (1969), Filmario dello sport (1986-1991, con Claudio Bertieri).