I limiti dell’interpretazione

i-limiti-dell-interpretazioneUno dei temi cruciali della semiotica, dell’ermeneutica, della teoria della comunicazione, dello studio dei media (e ancora a lungo potremmo continuare) è il tema dell’interpretazione: quali sono i suoi limiti, i suoi vincoli, i suoi criteri, le libertà che il lettore/fruitore si può prendere? Di questo parlano i saggi raccolti in questo volume, che viaggiano tra la critica della tradizione ermetica, l’esplorazione delle interpretazioni più incontrollate di Dante, Leopardi o Joyce, la riflessione sulla comunicazione intracellulare tra DNA e RNA e le confessioni personali dell’autore come lettore degli interpreti del Nome della rosa e del Pendolo di Foucault.

In questa pietra miliare della semiotica, Umberto Eco prende le distanze da chi crede nella deriva incontrollabile del senso. Se le interpretazioni di un testo possono essere infinite, ciò non significa che tutte siano “buone”. E, se quelle “buone” sono indecidibili, è però possibile dire quali siano quelle inaccettabili.

 

Umberto Eco

umberto-ecoUmberto Eco (Alessandria 1932 − Milano 2016), filosofo, medievista, semiologo, massmediologo, ha esordito nella narrativa nel 1980 con Il nome della rosa (premio Strega 1981), seguito da Il pendolo di Foucault (1988), L’isola del giorno prima (1994), Baudolino (2000), La misteriosa fiamma della regina Loana (2004), Il cimitero di Praga (2010) e Numero zero (2015). Tra le sue numerose opere di saggistica (accademica e non) si ricordano: Trattato di semiotica generale (1975), I limiti dell’interpretazione (1990), Kant e l’ornitorinco (1997), Dall’albero al labirinto (2007), Pape Satàn aleppe (2016) e Il fascismo eterno (2018). Ha pubblicato i volumi illustrati Storia della Bellezza (2004), Storia della Bruttezza (2007), Vertigine della lista (2009), Storia delle terre e dei luoghi leggendari (2013) e Sulle spalle dei giganti (2017).