Poesie 1905-1914

Poeta precoce ed enigmatico, fra i più rappresentativi della temperie sperimentale crepuscolare, l’autore di Poesie scritte col lapis e de Il giardino dei frutti raccoglie in questi versi la sua prima attività poetica: dopo, nel 1916, svolta infatti verso la prosa, la memorialistica e la narrativa. Marino Moretti, che è stato uno dei più importanti poeti italiani del Novecento e ha accolto nelle sue opere influenze mitteleuropee e fin de siècle, simboliste e dannunziane, regala al lettore una visione semplice e malinconica della vita, fatta di cose senza tempo, di personaggi che si sfaldano e si sciupano, ma che non smettono di ribellarsi. Con una lingua modernissima, quasi sussurrata, Moretti crea nei suoi versi il ritratto di una provincia, quella romagnola, che diventa mondo: un mondo dove una natura uggiosa e ieratica, immutabile e indifferente, cede la scena a interni in cui gli elementi tradizionali si caricano di inediti valori simbolici di purezza, di novità.
In occasione del centenario dalla prima pubblicazione di queste poesie (1919), se ne ripropone una nuova edizione curata e introdotta da Renzo Cremante.

Marino Moretti

Marino Moretti (1885-1979) ha vissuto buona parte della sua vita a Cesenatico, alternando alla Romagna lunghi soggiorni a Firenze, dove studiò recitazione e divenne fraterno amico di Aldo Palazzeschi. Tra le sue prime raccolte poetiche ci sono: Fraternità (1905), La serenata delle zanzare (1908), Poesie scritte col lapis (1910), Poesie di tutti i giorni (1911), Il giardino dei frutti (1915). Approdato alla narrativa, tra i suoi racconti e romanzi ricordiamo: Il sole del sabato (1916), La voce di Dio (1920), I puri di cuore (1923), Il trono dei poveri (1928), Andreana (1938), La vedova Fioravanti (1941), I coniugi Allori (1946), La camera degli sposi (1958). Tornerà in vecchiaia nuovamente alla poesia con L’ultima estate (1969), Tre anni e un giorno (1971), Le poverazze (1973), Diario senza le date (1974). Nel 1923 comincia la sua collaborazione trentennale con la pagina letteraria del “Corriere della Sera”. Nel 1932, per aver firmato il manifesto antifascista di Croce, si vede rifiutare da Mussolini il Premio dell’Accademia d’Italia.