Discorso su due piedi (il calcio)


Il terreno comune di questo incontro- intervista-dialogo-racconto di due visioni entrambe uniche è il campo di calcio, dove ogni domenica va in scena l’unico rito superstite della società contemporanea.
E il dialogo a due voci si sposta velocemente dal gioco a zona ai campioni indimenticabili di ieri e di oggi, dal calcio agli altri sport, dagli sport alla vita.

Carmelo Bene

Carmelo Bene (1937–2002) proviene da una famiglia della borghesia agraria salentina. Il padre dirige a Campi Salentina una grande fabbrica di tabacco. La madre, devotissima, lo educa al rigore religioso. Dopo avere servito le messe mattutine, Carmelo segue le lezioni dagli Scolopi, alle medie sa già leggere correttamente in latino e greco. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra i canti delle messe e delle tabacchine, altari barocchi e scorribande tra i campi, opere liriche e lezioni di musica. Diplomatosi al liceo classico a Lecce, nel 1955 è a Roma e dopo una breve esperienza all’Accademia di Arte Drammatica, debutta nel 1959 con il Caligola di Camus. L’Ulisse di Joyce è l’incontro letterario più importante della sua vita e, dopo un breve periodo di erranza tra Firenze e Genova, nei primi anni sessanta è di nuovo nella capitale per realizzare alcune delle esperienze dell’avanguardia più avanzata con i suoi spettacoli al Teatro Laboratorio e al Beat 72. A partire dal 1967 si dedica al cinema girando cinque film e vincendo a Venezia, nel 1968, il premio della giuria con Nostra Signora dei Turchi. Dal 1979 la sua ricerca si sposta dal teatro al corpo del suono, nascono gli spettacoli concerto con l’utilizzo di complessi apparati tecnologici di amplificazione che gli consentono di erigersi a macchina attoriale. Con la Biennale Teatro senza pubblico e critica che conduce a Venezia nel 1989, continua la sua ricerca sperimentale. Nel 1995 il volume Opere raccoglie tutti i suoi lavori. Gli ultimi spettacoli sono In-Vulnerabilità di Achille presso il Teatro Argentina di Roma nel 2000 e Lectura Dantis a Otranto nel 2001.

Enrico Ghezzi

enrico ghezzi, “apolide toscano”, si occupa di cinema e televisione. Lavora a Raitre dal 1979. Ha curato e inventato cicli di film, le quaranta ore non-stop di La magnifica ossessione (1985), e i programmi Fuori Orario, Schegge, Blob. Ha diretto il palinsesto di Raitre dal 1987 al 1994, il Festival del cinema di Taormina dal 1991 al 1998 e il festival “Il vento del cinema” a Procida dal 2001 al 2009. Tra le sue pubblicazioni, paura e desiderio (1995), cose (mai) dette (1996), Il mezzo è l’aria (1997), stati di cinema festival ossessione (2002). Ha curato il volume di Guy Debord, Opere cinematografiche (2003). La nave di Teseo ha ripubblicato nel 2019 il suo libro scritto con Carmelo Bene Discorso sui due piedi.