Cronache dell’alluvione. Polesine 1951

“Giovanni Comisso definì queste pagine ‘degne di stare accanto a quelle di certi classici’ oltre che ‘unico documento serio su un avvenimento che ha visto il Paese unirsi come all’epoca del Piave’. Oggi, a tanti anni di distanza, conservano la freschezza del racconto in presa diretta e la drammaticità d’una tragedia collettiva.” – Gian Antonio Stella

“Un libro corale e insostituibile, universale e confidente nella umanità dolente, in Polesine come in ogni parte del mondo dove l’uomo è inseguito dalla violenza, e perde tutto, ma resiste e si rialza con l’aiuto degli uomini nelle stesse difficoltà. Così queste cronache si fanno storia dell’uomo e del suo destino.” – Vittorio Sgarbi

“Gian Antonio Cibotto, con lo stesso coraggio di mio padre, affrontò i giorni dell’ira del fiume, accompagnò i soccorritori, ascoltò le persone, raccolse le singole tragedie e gli splendenti atti di coraggio e di solidarietà, determinando un affresco che ancora stilla vitalità e freschezza. Questo libro magnifico pubblicato nel 1954 restituisce l’eccezionalità di quei giorni con una forza giammai ripetibile.” – Elisabetta Sgarbi

Gian Antonio Cibotto era lì quando il Polesine venne colpito dalla grande alluvione del 1951. Nelle ore immediatamente successive, si prodigò per aiutare la terra che amava e che vedeva ferita. E lo sguardo di scrittore coglieva in quel dolore la poesia e la speranza delle storie e dei volti della sua gente. Questo libro – insieme inchiesta letteraria, romanzo di un popolo, diario intimo – è la testimonianza di quei giorni, e la lezione eterna di un grande maestro.





Gian Antonio Cibotto

Gian Antonio Cibotto (Rovigo, 1925-2017) si è sempre interessato di letteratura e teatro, alternando la narrativa alla saggistica. Dopo la laurea in giurisprudenza ha iniziato l’attività di giornalista e critico letterario e teatrale scrivendo per “il Resto del Carlino”, “Il Giornale d’Italia” e “Il Gazzettino”. Nelle sue opere ha sempre raccontato la sua terra natia, il Veneto, diventata una costante fin dall’esordio avvenuto nel 1954 con Cronache dell’alluvione. Della sua produzione successiva vanno ricordati: La coda del parroco (1958), Scano Boa (premio Latina, 1961), La vaca mora (premio Marzotto, 1964), Stramalora (premio Comisso e premio Napoli, 1982). Ha diretto per anni il Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni e ha fatto parte della Giuria dei Letterati del premio Campiello, dalla prima edizione del 1963 fino al 1999. Presso La nave di Teseo è in corso di pubblicazione la nuova edizione delle sue opere.